Eziologia
L’eziologia del carcinoma prostatico è multifattoriale, risultando dalla complessa interazione di fattori genetici ed ambientali.
Fattori di rischio per il tumore alla prostata
Tra i fattori di rischio più rilevanti vi sono:
– Età: il tumore alla prostata è raro prima dei 40 anni, ma il tasso di incidenza aumenta notevolmente sopra i 55 anni.
– Etnia: il tasso di incidenza maggiore si riscontra tra gli uomini afroamericani, per i più elevati livelli circolanti di androgeni, di DHT e di 5-alfa reduttasi.
– Fattori ormonali: elevati livelli circolanti di testosterone e di IGF-1.
– Familiarità (nel 25% dei pazienti): il rischio di sviluppare il carcinoma prostatico è circa raddoppiato avendo un parente di primo grado affetto (padre o fratello), mentre, in presenza di 2 o più parenti di primo grado interessati, il rischio aumenta da 5 a 11 volte. La malattia è su base ereditaria nel 9% dei casi, ossia in presenza di almeno 3 familiari affetti o almeno 2 familiari che abbiano sviluppato la malattia prima dei 55 anni.
– Fattori genetici: circa il 12% dei pazienti affetti da carcinoma prostatico è portatore di mutazioni germinali a carico dei geni coinvolti nel riparo del DNA, più frequentemente BRCA2.
– Stile di vita: dieta (eccessivo apporto calorico, di prodotti caseari, di grassi animali), obesità, infiammazione cronica ed esposizione professionale (lavoratori dell’industria metallurgica, cadmio) sono fattori correlati allo sviluppo della malattia ed alla sua progressione. Infine, il fumo, in modo dipendente al periodo di esposizione, può contribuire allo sviluppo di una malattia con prognosi peggiore.
Fattori protettivi
Per quanto riguarda i fattori protettivi, le evidenze sono meno forti rispetto ad alcuni fattori di rischio (come l’età, la razza e la storia familiare), fatto salvo per l’attività fisica.
Non esistono dati conclusivi che possano supportare specifiche misure preventive o dietetiche volte a ridurre il rischio di sviluppare il carcinoma prostatico. Tuttavia, è stato osservato che una maggiore frequenza dell’eiaculazione (≥ 21 volte al mese) è associata ad un rischio più basso del 20% di sviluppare il carcinoma prostatico.
Dr.ssa Cecilia Gatti
Medico Specializzando in Urologia