L’obiettivo del follow-up dopo trattamento chirurgico del carcinoma renale è quello di identificare precocemente (quando il paziente è ancora potenzialmente curabile) la comparsa di recidive in sede locale o lo sviluppo di metastasi a distanza.
Per i pazienti con malattia metastatica il follow-up va stabilito individualmente.
Per pazienti con malattia localizzata sottoposti a trattamento curativo è invece possibile stabilire degli algoritmi che considerino non solo il profilo di rischio del paziente ma anche l’efficacia del tipo di trattamento cui sono stati sottoposti.
Va ricordato che esiste un rischio aumentato di recidiva locale (intrarenale) in pazienti trattati con RFA e crioablazione, in caso di tumori di grandi dimensioni (>7 cm) sottoposti a chirurgia conservativa renale ed in caso di riscontro istologico di margine positivo in esiti di trattamento chirurgico. In questi casi sarà necessario intensificare il follow-up.
In generale l’esito dopo l’intervento chirurgico per piccole neoformazioni a basso grado è molto buono. La recidiva, dopo nefrectomia parziale è rara, ma la diagnosi precoce è fondamentale in quanto il trattamento più efficace della metastasi è la chirurgia.
La recidiva nel rene controlaterale è rara (1-2%) ma può verificarsi tardivamente (mediana 5-6 anni). I protocolli seguiti per il follow-up si basano sulla stratificazione del rischio della malattia operata e prevedono l’esecuzione di indagini radiologiche (tra le quali la TC con MDC rappresenta il gold-standard) con una periodicità dettata dal rischio di recidiva.
Non esiste un consenso sulla durata del follow-up anche se la maggior parte delle fonti concorda con una durata minima di 5 anni.
dr. Paolo Alessio
Dirigente Medico Chirurgo Urologo presso l’IRCCS Istituto di Candiolo.